Dall’introduzione editoriale al libro “La RESA dei CONTI”.

La storia dei Siciliani è lunga diecimila anni. E’ la Sicilia a fare i Siciliani… E lo sapevamo. Ma la nostra “fissazione” su un periodo cruciale della storia siciliana e mondiale (1939-1945) coincide con la stessa fondazione di TerraeLiberAzione (1984). Un periodo cruciale che ci parla ancora al Presente. E’ un “Passato che non passa”, e ne siamo “prigionieri”.

Reduci dalla “Battaglia di Comiso” (1982-84) contro “i 112 missili atomici americani”, e in via di radicalizzazione anticolonialista anche nell’attivismo culturale, sociale e territoriale… nell’autunno del 1984 ci mettiamo a studiare i moti antimilitaristi siciliani del “non si parte!”(1944) e il movimento indipendentista sullo sfondo della seconda Guerra Mondiale.

Sul primo numero di TerraeLiberAzione – uscito il 5 gennaio 1985 a Catania-pubblichiamo già un primo testo. Sul secondo numero del nostro “ciclostilato” esce un documento di impostazione su “Gli anni folli della Nazione sommersa”: la Questione Siciliana come problema irrisolto di autodeterminazione del popolo siciliano…che sorprenderà molti del suo migliaio di lettori (in fondo, a rileggerlo oggi, sorprende anche noi per la sua fresca lucidità malgrado i pochi materiali sui quali venne costruito e la nostra giovanissima età: tutti appena ventenni, sebbene con diversi anni di attivismo con “Democrazia Proletaria” o nell’associazionismo cattolico).

L’indipendentismo siciliano di TerraeLiberAzione nasce autonomamente “come critica della dipendenza neocoloniale e parassitaria”- e si struttura –“a partire dagli ultimi”- su basi programmatiche eco-sviluppiste, antimilitariste e internazionaliste sociali. E’ il DNA del nostro lungo Cammino organizzato nella CoScienza, che deve molto all’esperienza maturata nella nostra cara “Democrazia Proletaria”, che, in Sicilia, non seppe capirci.

Nelle ricerche storiche, una figura attrasse subito il nostro interesse: Antonio Canepa (1908-1945), che profetizzava una “Sicilia di domani” che “sarà quale noi la vogliamo: pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori!” – (Dicembre 1942).

In realtà di tutto il “vecchio indipendentismo” non ne sapevamo molto- e la censura e le menzogne di Regime non lo rendevano certo “attraente” per un gruppo di “attivisti di sinistra” appena ventenni… Nelle biblioteche universitarie non c’era nulla (a Scienze Politiche, a Catania, c’era stato qualcosa, ma lo avevano fatto sparire!). Jemu avanti!. E ci siamo messi “alla ricerca” con provvidenziale fortuna: incontriamo uno studioso militante, indipendentista storico di cultura socialista, che diventerà il nostro “Grande Vecchio”: Natale Turco (1922 -1987) che purtroppo morirà prematuramente due anni dopo, lasciandoci però una Lezione di base e un Orientamento strategico che abbiamo sviluppato in direzione e in forme originali.

In quegli anni eravamo trattati come appestati!. La nostra Bannera era irrisa (“arrivaru gli ultras della Roma!”- quanto alla Sacra Triskeles… era “il tappo della birra messina”!). Ma ne abbiamo sempre sorriso con educata pietà verso gli “acculturati” e malcelato disprezzo verso la canaglia colonizzata della sicilietta italienata: il vero Nemico a casa nostra!.

Non siamo “populisti” e men che meno “sicilianisti”. E né MAF-né ANTIMAF!.

Dal giornale “Sicilia Indipendente” (1944-45)- animato dal partigiano Canepa (“Mario Turri”): “Insieme agli sfruttatori continentali dobbiamo anche combattere gli sfruttatori siciliani. Nessuno si illuda che le benemerenze separatiste possano costituire un comodo sgabello, dal

quale sia lecito succhiare il sangue del popolo!. Vogliamo una Sicilia in cui non si perpetui lo scandalo di colossali fortune erette sulla miseria e sull’abbrutimento dei più. Soltanto in un regime di vera giustizia sociale potremo dirci indipendenti e liberi!. Questo regime di vera giustizia noi lo fonderemo a tutti i costi!”. In breve: “il NEMICO E’ A CASA NOSTRA!”.

Canepa, il professore guerrigliero –(che ricordiamo ogni anno al suo Sacrario nel Cimitero di Catania, ma anche con seminari e convegni)- lo difendiamo da mascariate, banalizzazioni e rimozioni. E lo abbiamo “metabolizzato”, non lo consideriamo un “mito”, ma semplicemente uno di noi: il “compagno Antonio”, le cui buone idee camminano – sviluppate criticamente- sulle nostre gambe. Canepa Vive!.

La storia dei Siciliani è lunga diecimila anni. E’ la Sicilia a fare i Siciliani… Ma la condizione neocoloniale della Sicilia attuale – determinata dall’annessione violenta e truffaldina del 1860- è incardinata negli esiti della seconda G.M… In questa “Sicilia peggio di Portorico” è un “passato che non passa”.

In quella catastrofica “collisione storica” -nelle convulsioni della Guerra Mondiale- l’Italia “imperialista stracciona” ha due “governi fantoccio” e combatte anche una sua “guerra civile”. Grande è la confusione sotto un cielo dal quale cadono solo bombe. In questa grande confusione diventano possibili esperimenti rivoluzionari originali, per quanto localizzati: in Sicilia sorgono eroiche ed effimere Repubbliche popolari, e prende corpo il tentativo realistico di insediare nella Crisi anche un partito-armato indipendentista, di tipo sostanzialmente “difensivo e negoziale”: l’E.V.I.S. di Canepa.

Un avventuriero romantico?. No!. Il “professore guerrigliero” – partigiano antifascista di lungo corso- era in contatto con “ambienti influenti” di tutte le grandi capitali europee, conosceva almeno 4 lingue. Raffinato giurista e analista di “relazioni internazionali”, fu un grande intellettuale europeo degli anni Trenta. Uno “scienziato militante” che guardava alla Sicilia con gli occhi del Mondo. E senza le ambiguità del populismo sicilianista: “il NEMICO E’ A CASA NOSTRA!”.

Se “il partigiano è il gesuita della guerra” (come lo definisce “Che” Guevara)- la “rivoluzione permanente” –nelle condizioni coloniali dell’Isola Contesa- aveva trovato il suo ”partigiano, gesuita della rivoluzione”.

Riflettendo sulla “Teoria del Partigiano” di Carl Schmitt, ne desumiamo liberamente che Canepa incarna ad altezza vertiginosa il “tipo umano” del “soldato politico” radicato in un nuovo “nomos della Terra”- E ci pone una domanda cruciale: “chi è il vero Nemico?”.

Canepa non è un “mito”. Il nostro compagno Antonio –che matura la sua praxis in giorni che valgono anni- è martire profetico e precursore del SICILIANU NOVU che cammina nel Secolo XXI.

U Sicilianu novu, al momento, non può che essere “soldato politico” radicato in un nuovo “nomos della Terra”.

U Sicilianu novu, nel Mondo del Secolo XXI, non può che essere un partigiano “gesuita” della ri-evoluzione umana: su un Cammino di LiberAzione organizzato nella CoSCIENZA e animato da una visione profetica: “la Sicilia di domani sarà quale noi la vogliamo: pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori!”. Ed è metafora concreta del Mondo che vogliamo.

E’ tempo di trasmettere alle nuove generazioni i frutti migliori del nostro lavoro su Canepa, anche con una pianificata azione editoriale (in tre libri): è Simenza Fertile sul Cammino del Sicilianu Novu nella Vita quotidiana e nelle Tempeste del Mondo: in questo Secolo XXI che pare il “figlio scemo” del Novecento, nell’invariante Epoca dell’Imperialismo e delle sue Guerre: monetarie e commerciali, energetiche e tecnologiche, ideologiche e militari. Geopolitiche.

Anche su questo, CANEPA ha qualcosa da dirci: e non solo sull’attuale Sicilia italienata, ultimo rottame della seconda Guerra Mondiale al centro del quadrante mediterraneo: sul 38° Parallelo. Un’Isola Contesa –sia chiaro- per quanto ostaggio della “relazione strategica” Romafia-Washington e “piattaforma girevole” dell’imperialismo europeo.

E i “siciliani”?. Nel romanzo coloniale della Sicilia italienata, che è una “riserva indiana”, il siciliano “discende dagli antichi romani”: glielo spiegarono in culla quando alla minna materna, fosse pure analfabeta, si sostituì il biberon tricolorato; glielo fecero scrivere insieme alle aste nella scuola risorgimentata; lo ascoltò alla radio canticchiando faccettanera, ma poi lo disse anche la televisione, dunque certovero ha da essere. Siculi, Sikani, Sikeliani, Siqillyani, Sicilienses… SICILIANI. Mai esistiti.

E anche su questo, Canepa, che non era uno “storico” (non ne ebbe il tempo), ha qualcosa da dirci!.

E sia chiaro: Canepa è la prima vittima di quello “Statuto” elaborato da una Consulta neocolonialista e sottoscritto in fretta e malafede il 15 Maggio del 1946 -sulle macerie fumanti della seconda G.M.- solo per spegnere la sacrosanta Rivolta per l’Indipendenza, a due settimane dal Referendum “Monarchia o Repubblica”, che coincise con l’elezione di quella “Assemblea Costituente” che era stata negata al Popolo Siciliano, ma alla quale gli indipendentisti –malgrado la feroce repressione- riuscirono a eleggere 4 portavoce, che vi si fecero onore co-determinando se non altro il carattere laico e la struttura regionalista della neonata “Repubblica italiana”. Non potevano fare di più.

Lo Statuto neocoloniale “con concessioni” assume la forma di Autonomia vigilata (da ROMAfia e Washington +GLADIO). La Sicilia, che il fondamentale “Trattato di Parigi” del 1947 imponeva SMILITARIZZATA, rimase, “leading from behind”, la Region 1 di Washington al centro del Mediterraneo.

E’ una “Sicilia peggio di Portorico”. Al Tempo del MUOS e del “protettorato coloniale” di Bruxelles –nello spaccio di spot e fondi europei che non sposteranno il PIL di un solo punto- ci resta solo una Carta mutilata e quasi inutile, alibi perfetto dello Spettacolo coloniale e –con la Regione che istituisce- Marchingegno ideale per gli intrallazzi – Maf.&Antimaf- di “una borghesia mercenaria inutile e nociva…che non arriva più a strappare concessioni spettacolari” (F. Fanon, “Disavventure della coscienza nazionale”).

Ora –da un decennio- si stanno scannando “autonomisticamente” in vista della vendita all’asta global della SAC-Fontanarossa e del nostro Cielo in una “Battaglia dell’Aria” combattuta nelle CamCom e nei traffici di influenze (in cui sta sprofondando lo sconfitto Partito dell’Ordine Antimaf in versione confindustriale). Nessuno di loro possiede aerei, né catene alberghiere, né altro. Trafficano influenze e posizioni sull’Ascensore sociale di una Sicilia italienata che vede già il suo Cielo popolato di droni militari, compagnie straniere e santi che non funzionano.

E non ci vuole molta fantasia a capire cosa ne avrebbe pensato Canepa!.

@ 17 Giugno 2019. Istituto TerraeLiberAzione.

 

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